Buon pomeriggio a tutti voi,
il post di oggi è dedicato ai nostri amici a quattro zampe. Come avrete capito, la Misericordia Catania Porto si trova esattamente all’interno del porto, zona molto trafficata da camion, automobilisti, turisti, giovani catanesi (all’interno infatti ci sono alcuni locali alla moda molto frequentati)…e cani. Negli anni abbiamo visto crescere tanti cani, ne abbiamo adottati alcuni, altri sono sotto la protezione di pescatori e negozianti, altri purtroppo sono morti per varie cause. Al momento la nostra Misericordia ha diverse “mascotte”…noi pensiamo di aver adottato loro, ma per la gioia che ci danno, sono loro ad aver adottato noi!
Vi parleremo di questi splendidi amici che abbiamo trovato qui al Porto, e cominceremo proprio dal primo di loro, che ha un posto speciale nel nostro cuore.
Mamma Pazza

Lei è Mamma Pazza, ed ha una storia particolare. Il nostro presidente l’ha trovata proprio in quella che sarebbe divenuta la sede della Misericordia Catania Porto, nel lontano 1999. Lei era già grandina, e le è stato dato questo nome perché purtroppo all’interno del porto i suoi cuccioli venivano investiti da macchine e camion.
Riservata ma affettuosa, è stata con la Misericordia Catania Porto dalla nascita dell’associazione, e con il suo sguardo e con la sua dolcezza ha saputo dare un contributo inestimabile.
Purtroppo Mamma Pazza non è più con noi, è stata investita da un camion il 18 febbraio 2013 ed ha lasciato in tutti noi un grande vuoto, ma continuiamo a ricordarla con tutto il nostro affetto.
La Misericordia Catania Porto è un’associazione di volontariato sanitario, ma senza i nostri “volontari a quattro zampe” non sarebbe la stessa.
Riportiamo qui le parole scritte in onore di Mamma Pazza, dopo la sua scomparsa, ricordandovi che un po’ di amore, verso gli uomini e verso gli animali, non può che renderci migliori.
“Ero la cagnetta della Misericordia Catania Porto. Ho sempre vissuto al porto di Catania che era tutta la mia casa. Mi sono affezionata ai volontari della Misericordia e da quando aprirono la loro sede dentro il porto, decisi di restare a vigilare la loro “casa” giorno e notte.
Volevo bene tutti, basta che indossavano quelle belle tute giallo-ciano. Un giorno mi portarono Licia che era una cuccioletta trovata al rientro da un loro servizio.
Il presidente diceva che era per farmi compagnia, ed io, che oramai ero già cresciutella ed avevo le mie buone abitudini, cercai di insegnarle quante più cose sapevo della vita dentro al porto. All’ora di pranzo si andava al bar Munzone e un po di mangiare era sempre assicurato. Così altrettanto la sera…nelle macellerie della Civita mi conoscevano. Ma in ogni caso, c’erano sempre gli amici della Misericordia, che provvedevano a garantirmi le ciotole sempre piene di acqua e croccantini.
Quando sparavano le bombe, per le varie festività di Catania, avevo una gran paura e cercavo rifugio sotto la scrivania del presidente. Odiavo le ruote delle macchine, perchè mi ricordavano tutte le volte che avevano ucciso i miei cuccioli, fin quando mi sterilizzarono. Per questo mi chiamavo Mamma Pazza, perchè aggredivo le macchine, come una pazza, per difendere i miei cuccioli. Quando cominciai ad invecchiare, divenni più mansueta e tutto girava intorno a me con molta più lentezza e tranquillità. Anche Licia, che non perdeva mai la voglia di giocare e di provocarmi coi suoi morsetti, ogni tanto mi stancava!
La mia vita era ormai serena e sicura. La mia casa, il mangiare garantito e l’affetto di tutti quelli che mi circondavano. Così tanta routine, che non potevo prevedere quel camion…non avevo più gli stessi riflessi di una volta! …e soprattutto, quel maledetto giorno, l’ambulanza era fuori per servizio e in sede, al centralino non era rimasto nessuno.
Scusatemi se sono andata via così, senza nemmeno avervi potuto salutare. Non mi sono più fatta vedere, ma forse è stato meglio così perchè non ero un bello spettacolo. Il presidente, prima di seppellirmi, mi ha riportato per l’ultima volta in sede, ero dentro un sacco nero e mi ha posata delicatamente nel corridoio. Licia era chiusa nel saloncino, ma poi, quando mi hanno portato via e l’hanno liberata, ha sentito il mio odore e si è accucciata laddove aro stata poggiata io e vi è rimasta per tutta la notte ed anche nei giorni a seguire.
Ora ho altre case: qui sulla terra è ai piedi di un lampione e la sua luce è il simbolo dello stesso calore che, dicono, riuscivo a trasmettere alle persone che ho amato; nei vostri ricordi c’è la mia casa del cuore, quella che custodirà per sempre l’amore che c’è stato tra me e voi; infine c’è un’ultima casa, quella che mi ha riportato al Padre Nostro, dove ora vivo nella Sua armonica serenità insieme a tutti gli altri animali simboli di purezza e fratellanza.”
Licia e Mamma Pazza
